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Vette e stelle a Courmayeur: Mountain Gourmet Ski Experience

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Eccoci di fronte a un paesaggio invernale da favola, uno di quelli che esistono solo nel nostro immaginario, tanto che sembra quasi di essere stati inghiottiti da una boule de neige.

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Qui è tutto un susseguirsi di casette di montagna dall’aria accogliente, luci fioche, bambini dai giubbotti colorati che giocano a palle di neve e a costruire pupazzi di neve, e lo scoppiettare di un fuoco acceso per riscaldarsi dopo una passeggiata ad ammirare il panorama immersi in una natura addormentata sotto un silenzioso mantello di neve.

Benvenuti a Courmayeur, gioiello della Val d’Aosta.

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Ai piedi del più grande massiccio del nostro Paese e dell’Europa centrale – il Monte Bianco – è così che ci accoglie la tanto piccola quanto celebre località di villeggiatura valdostana più prossima alla Francia che appassiona ogni anno migliaia di persone, e non solo nel periodo invernale. Già, perchè la bella Courmayeur è salita alla ribalta soprattutto come centro termale per via delle sue fonti di acque solfuree, e solo successivamente all’esplorazione del Monte Bianco è stato aperto il primo comprensorio sciistico… E di lì in poi, la sua storia come meta ambita da tutti gli sciatori.

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Sia nel periodo estivo che in quello invernale, Courmayeur propone parecchie attività; questo vuol dire che oltre a qualsiasi tipo di sport invernale – dallo sci classico alle escursioni in motoslitta – ci sono anche possibilità di fare passeggiate, trekking, alpinismo, pesca sportiva, rafting, biking…

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E shopping nel piccolo centro e la sua arteria principale, via Roma, e le sue vetrine patinate che nulla hanno da invidiare a quelle milanesi via Montenapoleone. Ultima, ma non per importanza, a darci il miglior benvenuto abbiamo trovato anche una superba cucina tipicamente valdostana.

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Sarà stata proprio quest’atmosfera tipicamente montana e, allo stesso tempo, piena zeppa di stimoli ad aver fatto innamorare di Courmayeur lo chef inglese pluristellato Heston Blumenthal. È stato un vero e proprio colpo di fulmine, tanto che ha voluto dare vita al Mountain Gourmet Ski Experience, grazie anche a un Comune molto ricettivo e pronto a lanciarsi in un’esperienza del tutto nuova sia per la zona, che in generale per le tradizionali località di montagna. Questo inizio gennaio 2016 si è tenuta la terza golosissima edizione: un evento riservato a circa una cinquantina di ospiti internazionali, e tra questi, c’eravamo anche noi di Nuok. Armati di forchetta e coltello, siamo pronti per raccontarvi la nostra esperienza.

Ma prima di andare avanti, facciamo un ripassino, mai ce ne fosse bisogno. Heston Blumenthal, papà spirituale dell’evento, è nato a Buckinghamshire nel 1966 ed è cresciuto come cuoco autodidatta, diventando poi personaggio televisivo e scrittore. Fondatore e proprietario del ristorante The Fat Duck a Bray nel Berkshire, è considerato come uno degli esponenti più influenti sulla gastronomica molecolare, con tanto di trittico di stelle Michelin ricevute nel 2004.

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Che Courmayeur non sia la solita località di montagna è chiaro, e sia l’evento che la presenza di Blumenthal ne sono una (doppia) conferma. Sono stati quattro giorni di immersione totale tra ricette del territorio rivisitate e non, avventure sugli sci e slitte, interessanti degustazioni di vini, e cene gourmet accompagnate da chef made in UK stellati e stellari, del calibro di Clare Smyth, Sat Bains e Marcus Wareing, che si sono fatti coinvolgere dall’entusiasmo di Bluementhal.

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Forse, per i meno esperti di cucina e, più nello specifico, di chef d’oltremanica, questi nomi potrebbero risuonare poco conosciuti, ma vi basterà dare un’occhiata alle loro biografie a ai loro percorsi professionali per rimanere sbalorditi. La trentaquattrenne Clare Smyth, per esempio, ha già ottenuto tre stelle Michelin ed è la Chef Patron di Gordon Ramsey – o forse bisognerebbe dire ex, vista la notizia fresca fresca che potete leggere qui. Più eccellenza di così non si può.

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Inoltre, non vanno dimenticate le nostre eccellenze italiane: gli chef sono stati affiancati da talenti di casa nostra, a seconda delle location degli eventi, come nel caso della chef Maura Gosio, che ha affiancato Blumenthal in uno sfiziosissimo e variegato italian buffet dinner al Grand Hotel Royal & Golf: tanta mastria culinaria ha assicurato alle nostre papille gustative un posto in prima classe per viaggiare l’Italia. La cornice dell’albergo a cinque stelle ha completato un quadro già perfetto.

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Tra le innumerevoli novità culinarie di quest’anno, l’evento, che si è tenuto tra l’8 e l’11 gennaio, ha fatto conoscere al pubblico i famosi, e soprattutto inusuali, nitro cocktails e nitro ice creams.

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Si tratta di drink e gelati avvolti dalle colorate nuvole di fumo generate dall’azoto e composti su due particolari carrelli attrezzati, usciti allo scoperto per la prima volta direttamente dalle cucine di Blumenthal. Si scioglievano in bocca, una delizia da provare almeno una volta nella vita; è sembrato di essere di fronte a uno spettacolo di giochi di magia e illusionismo.

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L’atmosfera unica e il fittissimo programma ci hanno regalato un’esperienza con i fiocchi, tra aperitivi amichevoli e cene ben lontane dallo stereotipo degli spocchiosi salotti del gusto. In compagnia degli chef e del loro preparatissimo team, è stato più facile sentirsi a proprio agio, in un ambiente del tutto informale e conviviale: solo così si possono scoprire e condividere davvero gusti, ricette e, perché no, anche piccoli trucchetti del mestiere.

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A fare la sua parte, come abbiamo anticipato nella nostra introduzione, una Courmayeur incantata: dall’antico e rinomato Grand Hotel Royal & Golf, nel centro del paese, ai risto-chalet del comprensorio sciistico, Chateau Branlant, La Chaumière o Rifugio Maison Vieille, solo per fare alcuni nomi.

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Gli ambienti sono parte integrante, ed essenziale, dell’esperienza culinaria.

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Tra le cose che più ha colpito noi di Nuok, e che vi consigliamo di fare visita, è stato senza ombra di dubbio lo Skyway, dove abbiamo avuto il piacere di pranzare all’interno di una cantina particolarissima. Ma di questo vi parleremo tra non molto…

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Prima vi raccontiamo ancora qualcosa dello Skyway. E sì, è la nuovissima funivia del Monte Bianco, inaugurata nel giugno 2015 dopo ben quattro anni di costruzione in tempistiche da record, considerate le dimensioni colossali. Grazie a una delle cabine super tecnologiche, siamo saliti in cima in meno di venti minuti, con una visuale mozzafiato a trecentosessanta gradi.

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La struttura è un connubio di arte, tecnologia e design che si integra maestosamente con il paesaggio circostante, accrescendone addirittura la bellezza, ed è suddivisa in tre stazioni. La prima è Pontal d’Entrèves (1300 metri circa), che è alla base della struttura con ampi parcheggi interrati, biglietteria, bar e uffici informazione.

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Segue Pavillon du Mont Fréty (2172 metri circa), stazione intermedia, dove si trovano ristoranti, un piccolo cinema ma, soprattutto, la possibilità di una visione panoramica da brivido attraverso grandi vetrate. Nei periodi primaverili ed estivi, c’è anche la possibilità di osservare un bellissimo giardino botinatico al suo esterno, con oltre 900 piante alpine di cui alcune rarissime, oppure intraprendere percorsi e sentieri escursionistici. Infine, l’ultimo approdo è la stazione Pointe Helbronner (3462 metri circa), la cui attrazione principale è la terrazza da dove poter ammirare la vista sulle Alpi. Da wow.

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Purtroppo, a causa del maltempo, siamo stati un po’ sfortunati e ciò che che abbiamo trovato era un insolito muro bianco ovattato, dal quale si intravedeva il Dente del Gigante. Così, abbiamo avuto una buona scusa per rientrare e ammirare, al suo interno, una piccola ma curatissima, mostra permanente dei cristalli presenti su queste montagne (una vera chicca per gli appassionati), visitare gli spazi di ristoro, aree shopping. Non solo: avremo di certo anche un buon motivo per tornare nuovamente quando ci saranno condizioni meteo migliori! Il panorama sembra essere veramente da cartolina, e a nostra conferma ce lo dimostrano degli schermi touch, posti all’interno della struttura, che a seconda di dove vi trovate, mostrano le distanze tra le Alpi visibili a occhio nudo.

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All’interno della stazione intermedia, la Pavillon du Mont Fréty, si trova la Cave Mont Blanc, una cantina spettacolare e inaspettata, in quanto solo l’alta quota e le particolari temperature potevano permettere una produzione e una sperimentazione di prodotti dalle caratteristiche veramente uniche. Qui vini e spumanti hanno un gusto unico, merito di coltivazioni a 900 metri d’altezza e oltre. Non per niente, su una parte abbiamo trovato il motto: Territorio estremo, Vino estremo. Estremamente buono, ecco.

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All’interno della Cave Mont Blanc noi di Nuok abbiamo avuto la possibilità di un pranzo più unico che raro in alta quota, in quanto normalmente è adibita quasi esclusivamente a degustazioni ad hoc. A dirigere la cucina, il talentuoso chef Agostino Buillas, titolare del ristorante Café Quinson. Grazie al suo indiscusso talento, abbiamo assaggiato una squisitezza dietro l’altra, ricercate e interessanti: dalla salsiccia magra di mucca valdostana, al riso con pistilli di zafferano di Morgex, a uno strepitoso dolce composto da crema di zabaione e la flantze, una sorta di pane dolce tipico delle zone.

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Ma la stazione intermedia di Skyway ci ha regalato un’altra perla: abbiamo avuto la possibilità di venire a conoscenza di un’usanza veramente curiosa e insolita: la picozzata. Sicuramente conoscerete il metodo di apertura a effetto dello Champagne con la sciabola, ma qui, anziché di quest’ultima, si utilizza, come suggerisce il termine, la picozza. Bello da vedere, ma sicuramente da non rifare a casa! E non finisce qui, perchè durante una delle serate successive, abbiamo assistito anche a un’altra variante della sciabolata, che noi ribattezzeremo come “sciata”: come è facile capire, l’oggetto contundente che ha stappato lo spumante è stato proprio uno sci. Cose che solo in Val d’Aosta!

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Ma torniamo seri e parliamo del comprensorio sciistico di Courmayeur. Tra le più antiche stazioni sciistiche italiane, le sue piste sono spalmate sui versanti di Chècrouit (a nord est) e Val Veny (a nord ovest), posizione che ha portato molti a definirla come la sunny side del Monte Bianco, in quanto l’esposizione al sole avviene dal mattino fino al pomeriggio, mantenendo un innevamento perfetto per gli amanti degli sport invernali: sci, snowboard e, perché no, anche slitte trainate da cani e motoslitte.

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Qui potrete sperimentare circa cento chilometri di piste e fuori piste, collegate da funivie, seggiovie e ovovie, distinte in livelli di difficoltà alla portata di chiunque: da chi mette per la prima volta uno scarpone, a chi ha alle spalle anni di esperienza e divertimento. Un’altra particolarità di queste piste è la presenza di circa ventun punti di ristoro dove fare un piccolo break tra una sciata e l’altra, o dove andare appositamente per degustare ottimo vino e mangiare cibo locale.

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Oltre ai risto-chalet, sono presenti anche negozi, punti di informazione, due scuole di sci con maestri altamente specializzatiScuola di Sci e Snowboard Courmayeur e Scuola Sci Monte Bianco – e noleggio dell’attrezzatura. Insomma, chiedete e vi sarà dato!

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E dopo una bella sciata o passeggiata, non c’è niente di meglio di un lauto pranzo per recuperare un po’ di forze e prepararsi, nuovamente, a un pomeriggio di impegni con la neve. Noi di Nuok siamo stati ospiti al risto-chalet sulle piste Chateu Branlant, dove ci hanno fatto provare l’ebrezza di un vero e proprio pasto (e che pasto!) in baita, gustando le proposte creative della cucina valdostana con i suoi prodotti tipici, come per esempio salsicce speciali con patate di cenere al guanciale con erba cipollina, direttamente cotte in un forno a legna a ridosso delle piste. Una vera goduria per occhi e palato!

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E non poteva mancare una gustosissima variante del dessert Monte Bianco, come dolce finale, prima di rimettersi sci in spalla, scarponi ai piedi e bacchette in mano, e ripartire!

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Una cosa ancora dobbiamo proprio dirvela: in tutti i posti dove siamo stati abbiamo trovato un continuo contrasto, seppur in armonia, tra modernità e tradizione, che ben si amalgamano tra loro. I continui richiami al passato sono inseriti all’interno di ogni contesto, ed esprimono in pieno la fierezza e l’attaccamento dei valdostani alla propria terra e tradizioni. Un’altra particolarità, che segna la forza delle loro radici, è l’uso del linguaggio franco provenzale: per alcuni è semplicemente un dialetto, ma per gli autoctoni è una vera e propria lingua, utilizzata tutt’oggi soprattutto negli scambi commerciali in zona, e parlata anche dai giovani. Chi volesse portare a casa un ricordo da questa visita, oltre ai prodotti tipici che si possono trovare facilmente nei negozi delle vie del paese, ci sono balzati all’occhio, e dunque vi segnaliamo, soprattutto due particolari oggetti che si legano ai loro usi e costumi: la coppa dell’amicizia e i tatà.

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Il tatà, o lo tatà come direbbero i valdostani, non è altro che un gioco di legno costruito su quattro ruote. Era un tipico divertimento dei bambini di un tempo; venivano raffigurati soprattutto gli animali delle proprie terre: cervi, buoi, cavallini e conigli. Troviamo dunque, in questo oggetto fatto a mano, un richiamo inevitabile all’infanzia e alla spensieratezza, che diventa oggi un oggetto unico, del passato, di abbellimento per la propria casa e di buon auspicio.

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La coppa dell’amicizia, invece, è un recipiente in legno, provvisto di coperchio e beccucci vari, che viene usato proprio nelle terre valdostane da sempre. Viene usata con la propria famiglia e amici per vivere l’esperienza conviviale di bere bevande, come caffè o grappe, dallo stesso contenitore. Se mai vi dovesse capitare che vi venga offerta, ricordate due cose molto importanti: mai rifiutare, perché sarebbe preso come gesto molto scortese da parte vostra, e soprattutto mai chiamarla “grolla”. Già, perchè viene chiamata così erroneamente, in quanto si tratta di un oggetto molto diverso e più simile a un calice che a una ciotola come invece lo è la coppa dell’amicizia.

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Che dire… Sicuramente, Mountain Gourmet Ski Experience o meno, a Courmayeur avrete comunque l’occasione e il piacere di provare in prima persona la bellezza di una località di montagna senza tempo. Da provare, visitare e assaggiare per credere.


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